Hai mai provato a volare nel mondo reale?
È come incastrare un’emozione e chiuderla in un contratto che subito strappi in faccia a te stesso.
Vorrei saper scrivere come Masini, sai? Pulito. Con musica.
Ma che posso fare, io, povero “uomo volante”?
Che parlo di contratti ed emozioni che… sono eresie.
Io posso solo riuscire a scherzare e dirti “sono bello, bravo” e del coraggio che ho avuto a guardare il solito mare nelle vetrine di Marzo prima della pandemia.
Pandemia e pandemonio che mi portavo dentro insieme al mondo in un morso dato da solo sul mio stesso cuore, per le tue verità relative. In uno specchio dove mi vedevo bello a giorni alterni. “Sai, vola solo chi osa farlo” diceva Sepulveda. Povero Luis, si è ammalato, ma il volo ai tempi del coronavirus è come l’amore ai tempi del colera di Marquez, un atto unico che incanta la letteratura nel contratto delle parole fuse agli attimi. Siamo nella prima pandemia di Instagram, sai?
Qua raccolgo il buio della quarantena quando vado a fare la spesa nel ricordo della prima volta che presi il raffreddore e mi portarono la cioccolata al letto, e ho anche l’amore a distanza. A un metro. O a un centimetro. Vorrei portartelelo se ne avessi bisogno quando dormi, e non vivi che nei sogni, muovendo sensualmente il tuo corpo buffo. Un mistero, ancora.
Ma che altro avrei potuto fare se non rumore e caos durante il tredicesimo mese dell’anno?
Dico, “non ci sarà quel mese”, no. Virus o no.
Però ci sarà un motivo per cui la daranno ‘sta tredicesima, no?
Scusa. Il #restoacasa mi manda al manicomio, lascio fuggire da me pensieri che non c’entrano niente con tutto.
Ma alla fine il manicomio mi ricorda te.
Altro virus.
Sono già stato Ilmprigionato dai nostri anni, dal tuo virus sul mio cuore. Non il “pulsante”, ma il romantico. Nessuno tiene il conto della mortalità sua e della specie. Ma ben venga, altrimenti non saprei di cosa scrivere molte volte.
Dicevo… hai mai saputo volare nel mondo reale?
È come queste cicatrici, dove una volta veloci v’erano le ali.
❤️
#scrivigallu